martedì 3 febbraio 2009

Razzismo e degrado umano...che fare?

«Siamo andati a fare benzina a un self service, è lì che ci abbiamo pensato - hanno raccontato ai carabinieri i tre aggressori - Abbiamo riempito una bottiglia di benzina e siamo tornati alla stazione. Lui stava su una panchina al binario uno. Ma doveva essere solo uno scherzo». «L'abbiamo tirato giù da dove dormiva - hanno spiegato - Lui ha reagito. Ci siamo beccati qualche spintone e lui s'è preso un paio di cazzotti. Gli abbiamo spruzzato addosso la benzina e gli abbiamo dato fuoco con un accendino. Eravamo pronti a spegnerlo subito. Ma lui è scappato. Si spegneva le fiamme con le mani. E allora siamo scappati pure noi: non sapevamo che fare».

Questo l'agghiacciante racconto di tre ragazzi di età compresa tra i 16 e i 29 anni che sabato scorso, hanno letteralmente dato fuoco a un uomo di origini indiane che dormiva alla stazione di Nettuno. Tentativi di analisi psico-sociologiche a parte resta il fatto terribile che questo "branco" ha compiuto, come si trattasse dell'ennesimo diversivo, del passatempo per chiudere la serata e poi andare a dormire come niente fosse. Non so se il razzismo xenofobo sia sufficiente a spiegare queste aberrazioni, non so nemmeno più se prendersela con il rimbecillimento televisivo di berlusconiana matrice possa esaurire il dibattito. Quel che è certo è che per l'ennesima volta è necessario un grido di allarme e l'allerta delle istituzioni, dei poli educativi, delle famiglie perchè il valore della vita non è qualcosa che solo la scuola deve insegnare, anzi la scuola secondo me dovrebbe intervenire a posteriori, quando la famiglia ha già tracciato i sentieri dell'essere nel mondo della persona. Ma allora scarichiamo tutto il peso di questo difficile compito -l'educazione ai valori - addosso alla famiglia? Anche questo pesante interrogativo per ora mi sconcerta, dal momento che non sono genitore (anche se figlia, sì, questo lo sono) ma in ogni caso sento quanto sia ormai profondo il disagio di questi adolescenti, di questi giovani, delle loro famiglie, degli "educatori", di coloro che provano a lavorare con tutti loro, di quanto radicato sia il malessere. Al di là di ogni retorica mi piacerebbe ricordare, per chiudere, questa frase che ho trovato citata nel sito de Il Manifesto, nel blog riservato proprio alla discussione di questi temi:
"Siate sempre capaci di sentire nel profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque...in qualsiasi parte del mondo. E' la qualità più bella di un rivoluzionario".
Ernesto Guevara De la Serna più noto come Che Guevara

lunedì 19 gennaio 2009

La normalità...un fatto di disabilità


«Noi da un punto di vista antropologico siamo certamente disabili a vivere nel mondo e nella società in cui viviamo perché lo confermano medici, psicologi, il nostro corpo, la nostra psiche si è plasmata in un ambiente che è radicalmente diverso da quello in cui noi viviamo e l’evoluzione della società ha proceduto molto più rapidamente dell’evoluzione della specie».


Parole da questo meraviglioso libro "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia in cui l'autore rievoca la personale esperienza di padre di un bambino e poi ragazzo affetto da tetraparesi spastica. Ogni pagina è un condensato di sofferenza e di umanità, anche di ironia sulla condizione non solo di chi vive l'handicap in prima persona ma anche dei familiari coinvolti e irrimediabilmente cambiati da questa esperienza. La situazione di handicap, come ricorda Pontiggia, dovrebbe farci comprendere non solo che è possibile comprenderlo ma che attraverso di esso possiamo capire meglio, più in profondità noi stessi. Si potrebbe obiettare che certamente chi è colpito da una forma di "diversa abilità" (per dirla come chi ha pudore a parlare di handicap) desidererebbe forse arrivare alla conoscenza tramite vie diverse rispetto alle atroci sofferenze cui è sottoposto.....Allo stesso tempo, però, azzardo l'ipotesi per la quale, forse, conoscere e contattare chi vive direttamente una difficoltà come quella descritta nel libro di Pontiggia non possa fare altro che arricchire la nostra "normalità" di qualcosa di autenticamente umano, della possibilità di renderci conto dei nostri limiti, delle nostre enormi fragilità.

Di seguito la pagina con l'intervista allo stesso Pontiggia:

mercoledì 7 gennaio 2009

Giorni di guerra


Parallizata e ammutolita per le immagini (spesso poco o per nulla riportate dai nostri media ma ritrovate sulla rete grazie all'opera straordinaria di giornalisti free-lance) del massacro israeliano nella striscia di Gaza, frutto di un conflitto molto più complesso di come possa descriverlo io in questo blog, mi soffermo un attimo su un film. E' un film che ho intenzione di andare presto a vedere al cinema, da poco uscito in Italia , il docu-cartoon "Valzer con Bashir" di Ari Folman. Pare che l'autore abbia partecipato, da soldato appena diciannovenne, alla prima guerra del Libano. Ed era a un passo dai campi di Sabra e Shatila, nei giorni in cui i cristiani falangisti - nell'indifferenza, o forse complicità, dello Stato maggiore di Gerusalemme - massacrarono tremila profughi palestinesi inermi, in maggioranza donne e bambini.

Le sue parole, dal sito di Repubblica.it di oggi, raccolte da Claudia Morgoglione, mi hanno colpita favorevolmente, segno che l'opinione pubblica israeliana non è tutta ottenebrata dall'odio come vogliono farci credere (anche qui in Italia, anche ad opera dei nostri "politici"): "Nulla di serio è stato fatto, da entrambe le parti, per evitare la guerra - dichiara - si è scelto la soluzione più facile: bombardare. Entrambe le parti sono come schermate, non vedono la sofferenza, non sentono pietà umana. Per i nostri governanti, insomma, la guerra è come una partita a scacchi, in cui come se nulla fosse si pianificano, che so, 500-1.000 morti. Io credo invece che sia di una atroce inutilità, che bisogna essere pazzi per farla. Faccio parte di quella minoranza che crede alla non violenza".

Non sarà il caso di dare voce alle minoranze in entrambi gli schieramenti che poi, forse, così minoranza non sono e non saranno, ahimè, soprattutto dopo questa sanguinosa guerra...? a meno che i fondamentalismi, sempre e comunque frutto del rancore, dell'ignoranza, delle strumentalizzazioni, continuino a vincere e a realizzare stragi e morte...

Un link per non dimenticare quei tanti bambini (insieme a tutti gli altri) travolti da questo assurdo conflitto:


giovedì 1 gennaio 2009

2009!

Ormai ci siamo, già catapultati in questo nuovo anno che già ci hanno preannunciato necessiterà di tutta la pazienza e la forza d'animo che possediamo:... la crisi economica, e le guerre che sembra non vogliano smettere mai, e la politica che sembra sempre più occupazione prediletta di corrotti e malfattori (perchè gli altri, che ci sono per fortuna, non riescono a farsi sentire...)..
Però abbiamo le nostre risorse, le nostre vere amicizie, lo studio, la lettura, la bellezza che ci passa a fianco spesso e non riusciamo a cogliere, il desiderio di cambiare, innanzi tutto noi stessi...ma parlo al plurale, non so perché...voi intanto, ci siete?

Intanto vi auguro tutto il bene possibile e questo video, questa bellissima canzone dedicata in particolare alle donne, alla loro delicatezza, alla capacità di ascoltare gli altri che, forse, potrebbero, almeno in parte e senza troppe generalizzazioni e banalizzazioni, salvarci...