lunedì 19 gennaio 2009

La normalità...un fatto di disabilità


«Noi da un punto di vista antropologico siamo certamente disabili a vivere nel mondo e nella società in cui viviamo perché lo confermano medici, psicologi, il nostro corpo, la nostra psiche si è plasmata in un ambiente che è radicalmente diverso da quello in cui noi viviamo e l’evoluzione della società ha proceduto molto più rapidamente dell’evoluzione della specie».


Parole da questo meraviglioso libro "Nati due volte" di Giuseppe Pontiggia in cui l'autore rievoca la personale esperienza di padre di un bambino e poi ragazzo affetto da tetraparesi spastica. Ogni pagina è un condensato di sofferenza e di umanità, anche di ironia sulla condizione non solo di chi vive l'handicap in prima persona ma anche dei familiari coinvolti e irrimediabilmente cambiati da questa esperienza. La situazione di handicap, come ricorda Pontiggia, dovrebbe farci comprendere non solo che è possibile comprenderlo ma che attraverso di esso possiamo capire meglio, più in profondità noi stessi. Si potrebbe obiettare che certamente chi è colpito da una forma di "diversa abilità" (per dirla come chi ha pudore a parlare di handicap) desidererebbe forse arrivare alla conoscenza tramite vie diverse rispetto alle atroci sofferenze cui è sottoposto.....Allo stesso tempo, però, azzardo l'ipotesi per la quale, forse, conoscere e contattare chi vive direttamente una difficoltà come quella descritta nel libro di Pontiggia non possa fare altro che arricchire la nostra "normalità" di qualcosa di autenticamente umano, della possibilità di renderci conto dei nostri limiti, delle nostre enormi fragilità.

Di seguito la pagina con l'intervista allo stesso Pontiggia:

mercoledì 7 gennaio 2009

Giorni di guerra


Parallizata e ammutolita per le immagini (spesso poco o per nulla riportate dai nostri media ma ritrovate sulla rete grazie all'opera straordinaria di giornalisti free-lance) del massacro israeliano nella striscia di Gaza, frutto di un conflitto molto più complesso di come possa descriverlo io in questo blog, mi soffermo un attimo su un film. E' un film che ho intenzione di andare presto a vedere al cinema, da poco uscito in Italia , il docu-cartoon "Valzer con Bashir" di Ari Folman. Pare che l'autore abbia partecipato, da soldato appena diciannovenne, alla prima guerra del Libano. Ed era a un passo dai campi di Sabra e Shatila, nei giorni in cui i cristiani falangisti - nell'indifferenza, o forse complicità, dello Stato maggiore di Gerusalemme - massacrarono tremila profughi palestinesi inermi, in maggioranza donne e bambini.

Le sue parole, dal sito di Repubblica.it di oggi, raccolte da Claudia Morgoglione, mi hanno colpita favorevolmente, segno che l'opinione pubblica israeliana non è tutta ottenebrata dall'odio come vogliono farci credere (anche qui in Italia, anche ad opera dei nostri "politici"): "Nulla di serio è stato fatto, da entrambe le parti, per evitare la guerra - dichiara - si è scelto la soluzione più facile: bombardare. Entrambe le parti sono come schermate, non vedono la sofferenza, non sentono pietà umana. Per i nostri governanti, insomma, la guerra è come una partita a scacchi, in cui come se nulla fosse si pianificano, che so, 500-1.000 morti. Io credo invece che sia di una atroce inutilità, che bisogna essere pazzi per farla. Faccio parte di quella minoranza che crede alla non violenza".

Non sarà il caso di dare voce alle minoranze in entrambi gli schieramenti che poi, forse, così minoranza non sono e non saranno, ahimè, soprattutto dopo questa sanguinosa guerra...? a meno che i fondamentalismi, sempre e comunque frutto del rancore, dell'ignoranza, delle strumentalizzazioni, continuino a vincere e a realizzare stragi e morte...

Un link per non dimenticare quei tanti bambini (insieme a tutti gli altri) travolti da questo assurdo conflitto:


giovedì 1 gennaio 2009

2009!

Ormai ci siamo, già catapultati in questo nuovo anno che già ci hanno preannunciato necessiterà di tutta la pazienza e la forza d'animo che possediamo:... la crisi economica, e le guerre che sembra non vogliano smettere mai, e la politica che sembra sempre più occupazione prediletta di corrotti e malfattori (perchè gli altri, che ci sono per fortuna, non riescono a farsi sentire...)..
Però abbiamo le nostre risorse, le nostre vere amicizie, lo studio, la lettura, la bellezza che ci passa a fianco spesso e non riusciamo a cogliere, il desiderio di cambiare, innanzi tutto noi stessi...ma parlo al plurale, non so perché...voi intanto, ci siete?

Intanto vi auguro tutto il bene possibile e questo video, questa bellissima canzone dedicata in particolare alle donne, alla loro delicatezza, alla capacità di ascoltare gli altri che, forse, potrebbero, almeno in parte e senza troppe generalizzazioni e banalizzazioni, salvarci...