
mercoledì 24 dicembre 2008
EMERGENZA CULTURA!

giovedì 18 dicembre 2008
Cantico di Natale di C.Dickens
da Wikisource.org:(...)Caldo e freddo non facevano effetto sulla persona di Scrooge. L'estate non gli dava calore, il rigido inverno non lo assiderava. Non c'era vento più aspro di lui, non c'era neve che cadesse più fitta, non c'era pioggia più inesorabile. Il cattivo tempo non sapeva da che parte pigliarlo. L'acquazzone, la neve, la grandine, il nevischio, per un sol verso si potevano vantare di essere da più di lui: più di una volta si spargevano con larghezza: Scrooge no, mai.
Nessuno lo fermava mai per via per dirgli con cera allegra: "Come si va, caro il mio Scrooge? a quando una vostra visita?" Né un poverello gli chiedeva la più piccola carità, né un bambino gli domandava che ore fossero, né uomo o donna, una volta sola in tutta la vita loro, si erano rivolti a lui per informarsi della tale o tal'altra strada. Perfino i cani dei ciechi davano a vedere di conoscerlo; scorgendolo di lontano subito si tiravano dietro il padrone in una corte o in un chiassuolo. Poi scodinzolavano un poco, come per dire: "Povero padrone mio, val meglio non aver occhi che avere un mal occhio!"
Ma che gliene premeva a Scrooge! Meglio anzi, ci provava gusto. Sgusciare lungo i sentieri affollati della vita, ammonendo la buona gente di tirarsi in là, era per Scrooge come per un goloso sgranocchiar pasticcini.
Una volta - il più bel giorno dell'anno, la vigilia di Natale - il vecchio Scrooge se ne stava a sedere tutto affaccendato nel suo banco. Il tempo era freddo, uggioso, tutto nebbia; e si sentiva la gente di fuori andar su e giù, traendo il fiato grosso, fregandosi forte le mani, battendo i piedi per terra per scaldarseli. Gli orologi del vicinato avevano battuto le tre, ma era già quasi notte, se pure il giorno c'era stato. Dalle finestre dei negozi vicini rosseggiavano i lumi come tante macchie sull'aria grigia e spessa. Entrava la nebbia per ogni fessura, per ogni buco di serratura; e così densa era di fuori che, ad onta dell'angustia del vicoletto, le case dirimpetto parevano fantasmi. Davvero, quella nuvola scura che scendeva e scendeva sopra ogni cosa faceva pensare che la Natura, stabilitasi lì accanto, avesse dato l'aire a una sua grande manifattura di birra (...)
Si tratta di una parte della prima strofa del celebre testo di Dickens, una lettura che consiglio a tutti, magari davanti al fuoco e con un pò di tempo da dedicarsi...e da dedicare a chi abbiamo vicino...
e BUON NATALE DI CUORE A TUTTI!!!!
Risvegli e diritti....

domenica 14 dicembre 2008
Lo stato della ricerca...e del laboratorio di Farmacia dell'Università di Catania

mercoledì 10 dicembre 2008
Psiche
martedì 9 dicembre 2008
La fabbrica dei tedeschi
Ieri sera ho seguito la trasmissione "L'Infedele" di Gad Lerner, dedicata alla tragedia della ThyssenKrupp nei giorni dell'anniversario. E' stato un momento molto dolente, non sapevo se sentirmi più arrabbiata o triste soprattutto ascoltando le parole pesantissime dei parenti delle vittime e guardando i loro volti, quelli di tutte le vittime di questa tragedia, i vivi ed i morti. Ho sentito la moglie di un operaio deceduto ricordare che le questioni riguardanti il risarcimento derivante dal processo (di cui mi sembrava abbastanza inutile discutere) non restituiranno di certo i loro cari e che tutto l'oro del mondo è inutile, è vuoto e senza senso se mancano le persone care, se non si può progettare qualcosa, costruire, lasciarsi vivere. Ora, in quelle persone, i parenti delle vittime, ho visto la morte in terra, mancava la luce della vita e della speranza. Per questo sono stata male, soprattutto se penso alla logica crudele che regola il lavoro salariato (che esiste ancora) per le aziende, come la Thyssen, in sentore di dismissione: quello che non è conveniente si abbandona e con esso il lavoro degli uomini e donne che hanno dedicato la loro vita alla fabbrica. Si taglia, ci si trasferisce e per non perdere un centesimo e cosa si fa? lo si fa in corso d'opera, con gli operai che ancora lavorano e i cantieri in corso...una FOLLIA!(come ricordava molto bene un operaio ieri sera). Ma quando si finirà, quanto si dovrà morire ancora andando al lavoro? si riuscirà a cambiare questa logica, basteranno leggi come la 626 ed il nuovo recente D.Lgs 81/08(che ho pure studiato nei dettagli, dovrei essere persino un esperto, figuriamoci!) se mai venissero applicate come si deve a proteggerci dalla sete di profitto che non si arresta nemmeno di fronte alla morte?
domenica 7 dicembre 2008
La strada del dopo-Kyoto è una rivoluzione delle nostre menti di G. Chiesa

Estratto del Testo dell’intervento al seminario organizzato da Green Cross International a Poznan (Polonia) il 2 Dicembre 2008 (“PROMUOVERE IL COINVOLGIMENTO DELLA COMUNITÀ DEGLI AFFARI NELL’AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO”)(traduzione di Pino Cabras)
Giulietto Chiesa in un estratto, dal sito http://www.ilribelle.com/, interessante sito di approfondimenti e di riflessioni sul quotidiano di Massimo Fini; pur non avendo le medesime idee politiche, ritengo Massimo Fini una persona intelligente e lo dimostra questo sito in cui offre voce alle posizioni più distanti e inconciliabili..Un tema come quello della necessità di difendere l'ambiente ora, mi sembra possa superare gli steccati ideologici !
venerdì 5 dicembre 2008
Alda Merini e la Legge Basaglia
Oggi ricorre l'anniversario della Legge Basaglia (Legge 180). La legge 180, voluta da Franco Basaglia, approvata in parlamento il 13 maggio 1978 decretava la chiusura dei manicomi (l'ultima struttura ha visto la fine nel 2002) ha posto l'Italia all'avanguardia della cura psichiatrica. La legge Basaglia è stata presa come punto di riferimento da una risoluzione dell'Europarlamento che chiedeva una profonda riforma della strategia europea sulla salute mentale.In questi trent'anni è cambiata l'Italia, sono cambiate soprattutto le sue inquietudini di pari passo con i cambiamenti sociali. Oggi in Italia si hanno realtà diverse a seconda dei diversi Dipartimenti di salute mentale a cui ci si rivolge nel momento del bisogno. Resta il problema degli investimenti, la drammaticità di un diritto alla cura che non è uguale per tutti.
"La follia è una condizione umana. In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla. Il manicomio ha qui la sua ragion d' essere". (F. Basaglia)