martedì 9 dicembre 2008

La fabbrica dei tedeschi

Ieri sera ho seguito la trasmissione "L'Infedele" di Gad Lerner, dedicata alla tragedia della ThyssenKrupp nei giorni dell'anniversario. E' stato un momento molto dolente, non sapevo se sentirmi più arrabbiata o triste soprattutto ascoltando le parole pesantissime dei parenti delle vittime e guardando i loro volti, quelli di tutte le vittime di questa tragedia, i vivi ed i morti. Ho sentito la moglie di un operaio deceduto ricordare che le questioni riguardanti il risarcimento derivante dal processo (di cui mi sembrava abbastanza inutile discutere) non restituiranno di certo i loro cari e che tutto l'oro del mondo è inutile, è vuoto e senza senso se mancano le persone care, se non si può progettare qualcosa, costruire, lasciarsi vivere. Ora, in quelle persone, i parenti delle vittime, ho visto la morte in terra, mancava la luce della vita e della speranza. Per questo sono stata male, soprattutto se penso alla logica crudele che regola il lavoro salariato (che esiste ancora) per le aziende, come la Thyssen, in sentore di dismissione: quello che non è conveniente si abbandona e con esso il lavoro degli uomini e donne che hanno dedicato la loro vita alla fabbrica. Si taglia, ci si trasferisce e per non perdere un centesimo e cosa si fa? lo si fa in corso d'opera, con gli operai che ancora lavorano e i cantieri in corso...una FOLLIA!(come ricordava molto bene un operaio ieri sera). Ma quando si finirà, quanto si dovrà morire ancora andando al lavoro? si riuscirà a cambiare questa logica, basteranno leggi come la 626 ed il nuovo recente D.Lgs 81/08(che ho pure studiato nei dettagli, dovrei essere persino un esperto, figuriamoci!) se mai venissero applicate come si deve a proteggerci dalla sete di profitto che non si arresta nemmeno di fronte alla morte?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il bel film di Calopresti ha posto in evidenza il risultato del liberismo.
L'uomo asservito alle logiche di produzione e di mercato. Mai come in questo momento penso ci sia la necessità di una coscienza socialista ed ambientalista che si opponga alla reificazione dell'essere umano perpetrata dalle multinazionali e dalle tecnocrazie. Quali soluzioni? Una testimonianza rivoluzionaria che parta da una riscoperta della lotta di classe intesa come svolta anti liberista e anticapitalista.
Un umanesimo socialista!

Franco Zaio ha detto...

Stavo per sottoscrivere Pierpaolo ma poi si è insinuato il dubbio sulla lotta e la coscienza di classe: già, perchè B. i voti li prende anche dal proletariato che sa far sognare, un proletariato che non ambisce a rivincite e rivendicazioni di diritti per tutti ma solo individualistiche materiali. Finchè non verrà fuori il modo di svegliare quella coscienza, e prevarranno certi valori anche estetici, sarà durissima cambiare le cose. Forse giusto se cominci a morire (vedi Casale Monferrato) per colpa del capitalismo.