domenica 9 novembre 2008

A chi ama raccontare (e raccontarsi) storie...


"Le storie erano diverse: prendevano vita nel raccontarle. Senza una voce umana che le leggesse, o due occhi sgranati che le seguissero alla luce di una torica elettrica sotto una coperta, non avevano una vera e propria esistenza nel nostro mondo. Erano come semi nel becco di un uccello, in attesa di cadere a terra, o come le note di una canzone su uno spartito che bramavano l'arrivo di unostrumento che facesse vivere la loro musica. Giacevano inermi, sperando che si presentasse l'occasione di emergere. E una volta che qualcuno cominciava a leggerle, potevano mutare e, mettendo le radici nell'immaginazione, trasformare il lettore stesso. Le storie volevano essere lette, bisbigliava la madre di David. Ne avevano bisogno. Era il motivo per cui entravano con forza nel nostro mondo. Volevano che noi dessimo loro vita."


John Connolly, Il libro delle cose perdute



Chi non ha mai giocato a raccontare storie di fantasmi o dell'orrore con una lampada sotto una coperta? io si, eccome! forse ho avuto un'infanzia difficile...ma le storie sono state anche per me una grande compagnia (e per voi?)

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